Come promesso eccoci qui, a riportarvi indietro nel tempo per condividere con voi alcuni scatti rubati all’appuntamento più imperdibile dell’anno: la Milano Design Week!
Anche quest’anno (dal 12 al 17 aprile) Milano ha ospitato il Salone del Mobile, stavolta al grido di “O ci sei. O ci devi essere”, slogan che abbiamo seguito molto volentieri…
Così, riunite le squadre DRESS e Doser e armati di macchine fotografiche, il terzo week-end di aprile siamo partiti per una due giorni alla volta della Design Capital, trascorrendo sabato pomeriggio -e sera, ovviamente- al Fuorisalone e domenica al Salone.
Di quello che abbiamo visto al Salone vogliamo lasciare l’esclusiva ai nostri colleghi Doser, che continueranno a darvi pillole d’arredo… noi invece vogliamo mostrarvi ciò che ci ha colpito nel tour più unconventional e informale: quello del Fuorisalone.
Come al solito le cose da vedere erano tante (troppe per mezza giornata!) così, dei tre distretti principali: Ventura-Lambrate, Tortona-Savona e Brera, siamo riusciti a visitare soltanto i primi due, di cui Tortona –tra l’altro- soltanto di sera, quando molte esposizioni erano chiuse per dare spazio agli eventi notturni…
L’entusiasmo nello scoprire i lavori di designer da tutto il mondo è sempre tanto, e il rischio (in cui siamo incappati, ancora una volta) è quello di soffermarsi troppo sulle esposizioni per poi non riuscire a guardare tutto! Poco male però. Quello che abbiamo visto ci è piaciuto tanto e abbiamo selezionato per voi le immagini più significative, gli oggetti e le ambientazioni più originali e le novità degne di nota del distretto più sperimentale: Ventura Lambrate. Per regalarvi una carrellata di scatti, raggruppati per similitudini o in completo contrasto tra loro, e condividere con voi il nostro giro!
Continuate a seguirci, nuovi articoli vi aspettano…
L’immagine dell’architettura e l’architettura delle immagini, installazione di ArKstudio (Mendrisio) presso il Centro ACMA.
Alcuni scatti delle lampade Bolle di Giopato&Coombes (coppia di designer anglo-italiani).
A sinistra uno scatto dalla collezione The Journey of things (di un gruppo di designer tedeschi) con oggetti derivanti da articolati processi produttivi. Come i vasi in gomma prodotti con stampa 3d, tornio per materiali plastici e modellazione a mano; o i lampadari che sono sottoposti a fiamme vive.
A destra, invece, un’immagine da The way of gold il nuovo concept dell’azienda italiana di vernici Lechler.
Le lampade poligonali Octavio Amado (Francia).
A seguire due immagini dall’esposizione Maybe blue would have been better: un’indagine sul processo creativo –ad opera di due studi olandesi- per sottolinearne dilemmi e indecisioni e per osservare gli oggetti anche pensando a cosa erano e a come diventeranno.
In basso gli oggetti luminosi Space Frames dello Studio Mieke Meijer: lampade giganti ispirate ad archetipi architettonici.
Qui, invece, i piccolissimi -e tutti diversi- vasi dello Studio Jeroen Wand, tra gli oggetti più piccoli presentati in via Ventura.
Ingresso della mostra Money, Meat and Plastic Surgery, di Rolf Bruggink (Amsterdam), Bora Hong (Berlino) e Isaac Monté (Rotterdam), forse la più provocatoria per contenuti, come gli organi di plastica in barattolo, nella foto seguente a sinistra.
A destra, invece, il prototipo COMPOSITION dello studio giapponese Takt Project, composto da resina conduttiva e materiali elettronici che si illuminano caricandosi su una base wireless.
Per concludere alcune opere eseguite con materiali di recupero dai designer africani di Ebano Gallery.
Written by Vale